lunedì 23 maggio 2016

Berlinguer voleva abolire il senato

L'Italia è un regime costituzionale e continuerà ad esserlo per molto tempo. La Costituzione limita la sovranità del popolo e del governo. L'esperienza del fascismo ha insegnato l'importanza della democrazia, dell'inviolabilità dei diritti, ma soprattuto ha mostrato il pericolo del totalitarismo.
La Costituzione è nata grazie alla discussione, tramite il compromesso delle varie anime, ma soprattutto vive a garanzia di tutti. E' rigida, non è modificabile con la semplice legge ordinaria, è sono state rare le modifiche. Sarebbe folle modificare la legge a colpi di maggioranze, la nostra carta fondamentale dopotutto è nata proprio per limitare il potere dei governi, delle maggioranze del presente e del futuro. Per questo sono spaventato da un popolo, quello italiano, che sta affrontando questo referendum costituzionale come un plebiscito su Renzi, la Boschi e il suo governo e non sulle reali proposte messe in campo.
Il governo Renzi, su incarico del Presidente della Repubblica, nasce per fare le riforme, ma trovo sbagliato affrontare un dibattito costituzionale in un voto anti governativo. Si parla poco di merito, molto poco. Ogni giorno siamo sommersi da strumentalizzazioni sul voto, che evadono la reale discussione.
Il ministro Boschi è il bersaglio preferito, soprattutto dalla minoranza interna del PD che sgomita per ottenere, di nuovo, la guida del partito, rischiando persino di regalare il paese ad uno come Salvini o Grillo.Ogni settimana una polemica che spegne la discussione e getta fumo sugli occhi di chi invece vorrebbe farsi un'idea. Gli ultimi due esempli ecclatanti?

La Boschi dice: "chi vota "no", vota "no" come CasaPound, una valutazione di fatto reale nella sua banalità"
oppure
"come direttivo nazionale, l'Anpi ha sicuramente preso una linea. Poi però ci sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale"

La minoranza PD, insieme alla stampa travagliata del Fatto, trasformano il senso delle frasi della Boschi. Il ministro non dice, ovviamente, che chi vota No al referendum è un fascista di CasaPound, ma dice al popolo di sinistra che voteranno nello stesso modo dei fascisti di Casapound, come ai leghisti di Salvini, ai post MSI della Meloni. E' un dato di fatto. Tutte le opposizione del Governo Renzi, e sono più a destra che a sinistra, voteranno insieme NO.
La differenza, l'unica, è tra chi appunto voterà No perchè contro Renzi e chi voterà No perchè, nel merito, è contrario a questa riforma. Ma le motivazioni diverse non cambiano il voto: identicamente NO.
Secondo esempio, la Boschi non dice che i "veri partigiani" voteranno SI al referendum. Dice che la quasi totalità degli iscritti e dirigenti dell'ANPI non sono stati partigiani nella Resistenza al nazifascimo. Ma anche questo è un dato di fatto, anagrafico. La dirigenza dell'ANPI da indicazione per il No, ma ci saranno ANCHE partigiani veri, o iscritti dell'ANPI che voteranno SI. Fare credere, come ha fatto in un primo momento Cuperlo, che la Boschi intendeva dire che i partigiani che voteranno Si sono veri mentre quelli che voteranno No sono falsi è una scorrettezza inaudita. E' questo che mi fa paura. Un politico che si comporta così con i suoi stessi dirigenti, come potrebbe comportarsi come segretario di partito o come presidente del consiglio? Ho il terrore al solo pensarci. Manipolare la realtà per propri fini, a discapito della verita.

Ma è su Berlinguer, e il Partito Comunista Italiano, che oggi si sono accesi i riflettori. Renzi, ma anche giornali di destra come Panorama, hanno ricordato che lo stesso PCI, lo stesso Berlinguer volevano modificare la costituzione e abolire persino il Senato. Qui sotto la proposta del Partito Comunista Italiano.
Tratto da Materiali e proposte per un programma di politica economico-sociale e di governo della economia, pubblicato sull'Unità del 10 dicembre 1981
A pagina 7 appariva il capitolo:

Riforma dello Stato
La politica di programmazione non deve essere intesa come compito aggiuntivo e supplementare da affidare ad apparati tecnocratici esterni, al di fuori dell'intelaiatura  fondamentale dello Stato democratico. I soggetti della programmazione, sono, sotto il profilo istituzionale, il governo e il Parlamento, da un lato, e le Regioni, con il concorso del sistema delle autonomie, dall'altro.

Il Parlamento
Il bicameralismo appare come un ostacolo e come un appesantimento dei lavori parlamentari. La soluzione più razionale è l'unicità dell'assemblea parlamentare.
In questo quadro, può ritrovare una sua peculiare funzione consultiva un organismo come il CNEL adeguatamente riformato.
Al Parlamento, comunque, spetta il compito di discutere e approvare i documenti di piano, assicurando con opportuni provvedimenti riorganizzativi, un più incisivo potere di indirizzo e controllo sul governo,sul sistema delle amministrazioni parallele, sugli apparati di governo dell'economie procedento alla delegificazióne di numerose materie e all'ulteriore decentramento di funzioni alle Regioni e alle autonomie locali.
Occorre una riforma delle procedure che preveda una vera e propria sessione di bilancio nel quadro di una riforma che assicuri  il lavoro per sessioni delle assemble e parlamentari

Il Governo
Il problema della stabilità è un aspetto essenziale per consentire una valida programmazione. Esso non può essere affrontato che in termini politici. Tuttavia è possibile pensare, per alcuni settori legati alla realizzazione di specifici  obiettivi, alla costituzion di Commissariati, revocabili dal Parlamento e svincolati dalle vicende del gabinetto in carica. Inoltre per assicurare al governo capacità realizzatrice occorre:
a)  ridurre  il numero dei ministeri, accorpandone le funzioni o costituendo dei dipartimenti che coordinino i vari  ministeri; 
b) valorizzare la sede del consiglio dei ministri;
c)  rafforzare il ruolo del Presidente del Consiglio.
Per quanto riguarda l'economia, si tratta, in sostanza, di avere:
1) un ministero dell'economia; 
2) un ministero per il territorio e le comunicazioni;
3) un ministero per la politica industriale;
4) un ministero per la produzione agricola e l'industria  alimentare; 
5) un ministero per gli affari sociali; 
6) un ministero (o un commissariato) per l'energia.
Entro questo schema vanno riunificati gli attuali ministeri e le competenze, così numerose e parcellizzate, oggi  esistenti. 


Ora è chiaro che Renzi cita Berlinguer per creare dibattito e relative contraddizioni in quell'elettorato di sinistra che ha sempre considerato ogni parola del segretario del PCI come oro colato, come è altrettanto ovvio che una parte della sinistra post comunista ribadisca che la proposta del PCI è totalmente differente rispetto a quella di Renzi.
Semplificando all'estremo:
Berlinguer voleva abolire il senato, ma con una legge elettorale proporzionale.
Renzi vuole ridurre il senato, di politici e poteri, con una legge fortemente maggioritaria.
Il punto di contatto è però davanti ai nostri occhi. Apriamoli. Sia il PD di Renzi che il PCI di Berlinguer volevano cambiare la costituzione. Differentemente, ma volevano mutare l'attuale sistema parlamentare. Decade, a sinistra, la tesi che la Costituzione, seppur bellissima, non può essere corretta. Senza esagerare. Non scordiamoci mai che la Costituzione nata dalla Resistenza pone dei limiti al potere della maggioranza per evitare gli errori del passato.
Autoritarismo, totalitarismo, fascismo. Per questo, nel merito, e solo nel merito, va criticata la riforma.

Andrea 'Perno' Salutari


2 commenti:

  1. Bella questa, ce ne avete un'altra di stronzate come questa???
    Certo che, ci vuole un bel coraggio o una bella faccia tosta a paragonare Enrico al PD e a 'Renzussolini"
    Paragonare Enrico Berlinguer al PD o allo stesso Renzi, è una bestemmia imperdonabile! VERGOGNATEVI!

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  2. Capisco che non tutti sanno leggere. Silvia, ritenta. Nessun paragone, semmai si è ribadito una verità storica. Che anche il PCI di Berlinguer, Napolitano, ecc voleva modificare la Costituzione. Ma la riforma del PD non ha niente a che fare con quella del PCI. Sono due proposte assolutamente differenti.

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